C'era una volta Macao, l' Eldorado per i proprietari dei casinò. Con la politica anti corruzione adottata da Pechino da due anni a questa parte, l'ex colonia portoghese non se la a bene e il Governo locale è stato costretto ad adottare misure di austerity sulla spesa pubblica.
I dati di giugno sono preoccupanti: le revenues lorde sono diminuite del 34,5% rispetto allo stesso periodo del 2014. A febbraio si era toccato il punto più basso, con un bel - 48,6%.
Tutto deriva dalla lotta alla corruzione e il riciclaggio voluta dal Partito Comunista di Pechino che ha dichiarato guerra aperta agli junkets, gli intermediari che fanno giocare i gamblers cinesi a credito ed aggirano i limiti di esportazione di capitali e valuta all'estero.
Per il 14esimo mese consecutivo, si registra una contrazione dei volumi, da qui la decisione dell'esecutivo di "introdurre misure di austerità sulla spesa pubblica".
Gli analisti sono convinti che questo trend durerà ancora per mesi. C'è però un cauto ottimismo, dovuto al fatto che le sale da gioco confidano in un aumento dei visitatori, con l'apertura di nuove strutture.
Galaxy Entertainment ha lanciato a maggio due nuovi casinò, Melco Crown Entertainment in autunno inaugurano Studio City, per un investimento di ben 3,2 miliardi di dollari americani.
C'è poi l'ambizioso progetto del Wynn Reosrts Cotai Strip che sarà aperto nel marzo 2016. Nell'estate 2016 è prevista anche l'inaugurazione dell'elegante Sands China’s Parisian. Insomma, nonostante la crisi, Macao rimane un punto di riferimento per gli investimenti mondiali nel gambling.