Dal sogno all'incubo nel giro di una notte. Una beffa atroce per Giovanni Fellone, 61enne imprenditore modenese nel settore edilizio. Nel 2008, al Casino di Venezia vinse un super jackpot milionario alle slot machine: 5 milioni di euro. La sala da gioco veneta però si rifiutò di pagare perché la slot "era in tilt". E ieri, la sentenza in Corte d'Appello che ha confermato la vittoria di primo grado.
I fatti 4dd3u
Tutto inizia la sera del 5 gennaio del 2008. Dopo cena, Fellone raggiunge con la moglie il Casino di Ca’ Noghera, vicino all'Aeroporto Marco Polo. Gioca molto (pare almeno 10 mila euro) alle slot, senza particolari sussulti. Tuttavia, ad un certo punto, compare la "magica" scritta "Jackpot" .
In preda alla comprensibile incredulità, Fellone chiama l'addetto alle slot , che però spiega come per vincite così elevate si debba are per una verifica molto più scrupolosa, tanto da chiedere al giocatore di ripresentarsi la mattina successiva alle 11. Nel frattempo, il Casino l'avrebbe ospitato in un hotel in Laguna, dove avrebbe ato una notte di grande euforia e felicità.
"Ero frastornato, ma felice, mi hanno anche ospitato in hotel sul Canal Grande" - le parole del giocatore modenese - "tuttavia la mattina seguente ho avvertito subito che qualcosa stava andando storto. Prima il tecnico non arrivava, poi verso le 14 mi hanno spiegato che in realtà era già ato e aveva riscontrato un guasto. Così decisi di chiamare la Guardia di Finanza, a cui ho denunciato la sala per truffa".
Da qui l'inizio di una battaglia legale particolarmente accesa: le indagini a seguito della denuncia presentata dal giocatore sono state archiviate dalla Procura di Venezia. In seguito, Fellone sceglie la pista della causa civile contro le due società che controllano il Casino (la Cmv, cioè la patrimoniale, e la Cdv Gioco, cioè quella di gestione) e Ca’ Farsetti.
Dopo la lotta giudiziaria, nel 2016 in primo grado i giudici hanno dato ragione al casino; sentenza confermata ieri, ad aprile 2022, dalle Corte d'Appello. Oltre al danno, la beffa, con il giocatore che ora deve pure pagare le laute spese giudiziarie.
Un jackpot beffardo 156h4z
Dall'inchiesta è emerso come Fellone stesse giocando alla slot «Aristocrat» numero 10339 con scheda «Unicorno», e che al quinto degli otto tiri previsti gli fosse uscita una combinazione da 9.999.999 punti, ognuno dei quali valeva 50 centesimi di euro. Sullo schermo erano comparse repentinamente le scritte «win», poi «Jackpot» e infine «call attendant» (cioè "chiamare l’addetto").
Arrivato l'inserviente del Casino, la macchina si è spenta a all'atto della riaccensione sarebbe apparsa la scritta «Watchdog - Reset». Ma la beffa, involontariamente, è arrivata da Fellone stesso, che ha immortalato con un selfie il momento in cui la slot ha erogato il jackpot: la schermata ritratta, infatti, non era compatibile con l'attribuzione del jackpot, per come la macchina era programmata. Nello specifico, la foto del giocatore vede nella prima riga la combinazione fatta da "luna, K, 8, 9 e J"; nella seconda "A, 10, 10, K, 10" e nella terza "Q, 9, J, Q, 9".
«Tale sequenza raffrontata con la tabella di vincita non ha determinato una combinazione vincente - osserva il giudice - pertanto l’indicazione dell’interfaccia della slot è stata errata, con un esito non conforme alle regole del gioco». Gli avvocati Paola Dalla Valle, Marco Vianello, Antonio Iannotta e Nicoletta Ongaro avevano infatti sostenuto che alle slot si vince solo se si raggiungono certe combinazioni, stabilite prima in una tabella, senza le quali la macchina è in tilt. Così è stato e... addio ai cinque milioni!
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