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Italian Big Game: Sammartino ancora padrone, ma il format scricchiola 3u431w

Anche la seconda edizione del Italian Big Game va in archivio con il netto predominio di Dario Sammartino. Il "genio pazzo" del poker italiano è il big winner anche di questa puntata andata in scena al Perla di Nova Gorica, dopo avere prevalso nella prima uscita di Saint Vincent.

I NUMERI

Le crude cifre dicono che il top player napoletano è stato di gran lunga il maggior vincitore del format, considerando entrambe le maxi sessioni da circa 4 ore cadauna divisi in due diversi tavoli. Nel dettaglio, ecco come sono andate le cose:

Tavolo 1

tavolo1

Tavolo 2

tavolo2

Nella grafica, al tavolo 1 manca lo score di Erion Islamay, che in questa puntata impersonava uno dei due loose cannon e che però ha perso l'intera posta da 10.000€ messa a disposizione da PokerStars. Va poi considerato che Chang ha effettuato un reload da 5.000€, che lo fa dunque diventare perdente di 6.520€. Anche Favale risulta leggermente in perdita, per via di un reload di 4.000€ che lo lascia con un ivo di  1.395€. Piccolo profit per Luca Pagano, protagonista di mani interessanti come questa.

Nel secondo tavolo invece è emerso Bernardini, venuto fuori alla distanza con un finale di sessione prepotente. Il secondo per profit è Davide Suriano, perchè sia Anzalone (6.000€) che Savinelli (10.000€) hanno ricomprato chips. La palma del peggiore spetta qui a Sergio Castelluccio, che ha effettuato un reload per 9.000€ terminando così il suo Big Game a -7.035€. Infine, piccolo guadagno per Valerio "steinerbest" Città, l'altro loose cannon di giornata che è riuscito a venir fuori indenne da un tavolo molto duro.

CANNON LETALI, ALTRO CHE LOOSE!

Ma proprio l'ottimo Valerio ha messo in evidenza una certa incoerenza di fondo nel format, o meglio nel suo adattamento al mercato italiano. Nella versione originale anglofona del Big Game, la partita si giocava tra stelle consolidate e un loose cannon, ma nel vero senso della parola. Il termine si può tradurre infatti con "dilettante allo sbaraglio", e infatti nel Big Game come lo abbiamo conosciuto negli anni si è assistito a spettacoli memorabili come questo, in cui il dilettante assoluto Wiggins mette in ridicolo Phil Hellmuth

[youtube]https://youtu.be/Vb7wit4i2Lo[/youtube]

Nella nuova versione italiana si arriva invece ad avere dei Loose Cannon a metà: uno vero e uno assolutamente finto. A Saint Vincent il dilettante vero era Christian "dratios" Gammino, decisamente meno fortunato di Valerio Città, che almeno è riuscito a venirne fuori con un piccolo guadagno e una bella esperienza. Gli altri due erano "impostori" - sia pure detto simpaticamente e senza alcuna acredine nei confronti di due ottimi professionisti come Islamay e Bernardini.

E' noto infatti che le strade per qualificarsi al Big Game come Loose Cannon sono due:

  • le Zoom Mission, che premiano chi gioca cash game zoom qualificandosi a dei tornei allin-shootout che poi portano ad una finale a 32, dalla quale viene fuori il primo Loose Cannon, quello "vero"
  • le classifiche cash settimanali, che portano 4 player a giocarsi in un torneo finale l'altro posto da Loose Cannon.

Il problema è che, per ovvie ragioni, questo secondo posto è sempre appannaggio di regular high stakes, che quindi si presentano al Big Game senza alcun handicap tecnico e con il solo svantaggio (non da poco) di non poter ricaricare i 10.000€ assegnati.

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Nulla di irregolare, ma certo vedere Bernardini loose cannon a Saint Vincent e poi "regular" a Nova Gorica (ovvero con i propri soldi messi sul tavolo) in qualche modo stona, perchè in evidente contrasto con lo spirito originale di questo ruolo di outsider. E allora chiamateli "challenger", al limite, ma non loose cannon!

BIG GAME vs BIG GAME

So benissimo che stiamo parlando di due prodotti molto diversi tra loro per come sono pensati e confezionati. Il Big Game tradizionale era uno show a puntate, montato con sapienza per mettere in evidenza i personaggi-player, oltre al contrasto nell'approccio fra i professionisti e il carneade di turno. L'Italian Big Game è una lunga diretta streaming, che punta molto meno (anzi, diciamo anche zero) sulla "televisività" dei player e molto più sull'analisi tecnica e sul flusso di gioco. Ma in un format del genere, se la partita non è abbastanza briosa la noia rischia di prendere il sopravvento, nonostante l'eccellente qualità garantita dai due commentatori Borea e Graziano.

Sia chiaro che non lo dico perchè Andrea e Antonio sono due amici, ma perchè sono davvero molto bravi a mantenere un buon livello di entertainment anche quando lo spettacolo che appare sullo schermo sarebbe poco più che soporifero.

SUGGERIMENTI

Mi piacerebbe che si desse più spazio al table talk, anche se mi rendo conto che tecnicamente non sia un cambiamento da poco. Senza entrare troppo in dettagli, un format in diretta streaming così com'è non può dare risalto ai singoli microfoni dei giocatori, perchè si creerebbo situazioni di vociare caotico in cui non si capirebbe molto, senza una regia dedicata. Quindi, allo stato attuale siamo costretti ad essere "mediati" dalla coppia dei conduttori, che ascoltano in cuffia cosa si dicono i giocatori e ogni tanto lo riportano se la situazione merita.

Ma sentire in presa diretta i dialoghi, carpire momenti di tensione ma anche solo la spigliatezza di un Luca Pagano, il trash talking di un Savinelli o le battute  di uno Swissy, sarebbe uno spettacolo nello spettacolo.

In un periodo di ri-umanizzazione del poker come è quello attuale, questi sono patrimoni da non disperdere.

Domenico Gioffrè

Domenico Gioffrè 5q251v

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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