Cristiano Blanco è un amico di Assopoker da quando praticamente il nostro portale ha visto la luce, ha raggiunto successi di carattere personale, lavorativo e anche come giocatore di poker, sfiorando la vittoria all' European Poker Tour di Dortmund, uno dei primi risultati importanti per un giocatore italiano.
Nei giorni scorsi Cristiano, divenuto negli anni imprenditore di successo, scrittore seguitissimo e fautore di iniziative illuminate, ha comunicato attraverso i social una nuova avventura lavorativa a cui tiene tantissimo.
Lo abbiamo raggiunto per fare la solita piacevole e mai banale chiacchierata.
L'intervista a Cristiano Blanco 661s5v
Bentornato su Assopoker, Cristiano. Intanto come stai? Come procede la tua vita? Sei sempre di corsa come ho imparato a conoscerti, oppure hai messo un po’ di giudizio e calma con l’avanzare dell’età?
Sto molto bene, grazie! È sempre un piacere parlare con voi di Assopoker e con te, Andrea. La vita procede davvero bene, molto meglio di quanto avessi immaginato vent’anni fa. A 44 anni mi sento felice del percorso che ho fatto, anche se ho ancora tanti traguardi da raggiungere. Non sono certo arrivato al "traguardo finale". Continuo a essere sempre di corsa, ma con un approccio diverso rispetto al ato. A questa età non posso fare le stesse cose che facevo a 25 anni, ma ho sicuramente guadagnato in giudizio e consapevolezza nelle mie scelte. Certo, c'è qualche mal di schiena in più rispetto al ato, ma la mia essenza non è cambiata: sono ancora io, sempre curioso e motivato.
Che differenza a tra Blanco giocatore che sfiora il successo a Dortmund e il Blanco consulente per le più grandi aziende internazionali di gaming?
Hai ragione a parlare di "sfiorare il successo" a Dortmund. Arrivare secondi può sembrare un successo incompleto, ma in quel momento storico era un grande traguardo. Era il boom del poker, un’epoca in cui servivano volti nuovi, persone autenticamente apionate che dimostrassero come chiunque potesse avvicinarsi al gioco in modo costruttivo. Per me, arrivare secondo è stato comunque un successo, perché mi ha aperto tante porte.
Subito dopo quell’esperienza, ho capito che non volevo are tutta la mia vita a un tavolo da gioco. Amavo il poker, ma non mi vedevo a 44 anni come un professionista a tempo pieno. Ho iniziato a lavorare nel settore del gaming praticamente da subito anche se non in maniera formale. Mi davo da fare, mi imbucavo nei meeting e mi facevo vedere interessato, imparando da chi già operava in questo mondo, e ho trovato la mia strada nel management nel momento in cui mi è stata data un’opportunità. Questo percorso mi ha permesso, o dopo o, nazione dopo nazione, trasloco dopo trasloco, di diventare il CEO di Hard Rock Casino Netherland. Avevo sempre sognato di essere un amministratore delegato e sono incredibilmente felice che ora sia arrivato il momento.
La differenza tra il Cristiano di allora e quello di oggi è enorme, ma le fondamenta sono le stesse: sono estremamente curioso e amo divertirmi, ma con la testa sulle spalle.
Cosa è cambiato negli anni nel settore del gaming e del poker, e quali sono state le principali evoluzioni?
Il settore del gioco è cambiato radicalmente negli ultimi 15-20 anni. Siamo ati da un’epoca di totale deregulation, in cui tutto era permesso, a una fase in cui i governi, a partire dall’Italia, hanno regolamentato il gioco. Questo ha portato vantaggi significativi, come sistemi di protezione per i giocatori, che rendono il gioco online molto più sicuro rispetto al ato.
Nel poker, i miei anni da giocatore erano quelli d’oro, con grandi investimenti e opportunità. Successivamente, c’è stato un periodo di declino, in cui si è dato troppa importanza ai grinder e poca attenzione ai casual players, portando a un impoverimento dell’esperienza complessiva, della liquidità e dell’appealing del gioco in sè. Fortunatamente, negli ultimi anni, l’industria sembra aver imparato dagli errori del ato e sta tornando a focalizzarsi sul giocatore medio. Questo è fondamentale per ridare centralità al divertimento e sogno di farcela.
Il poker è e deve rimanere un gioco sociale, in cui il divertimento al tavolo è essenziale. Solo così il settore potrà continuare a crescere.

Libri grande amore 2o4j3d
Le tue produzioni letterarie mostrano un'evoluzione verso una maggiore maturità. È corretto dire che hai adottato un approccio più ampio e profondo nel rapporto con il lettore?
Sì, direi che hai colto il punto. Il mio primo libro “Chi Vince Prende Tutto" nasceva dal desiderio di condividere la mia esperienza e dare strumenti utili a chiunque volesse migliorare la propria situazione finanziaria o personale. Non l’ho scritto con l’idea di arricchirmi, ma per aiutare gli altri. Strano da credere ma vero. All’inizio del mio contenzioso con l’agenzia delle entrate (finito poi con un successo pieno) mi ha costretto a partire da zero, anche a livello economico. Trasferitomi a Londra è iniziata la mia seconda vita dove ho avuto la fortuna di conoscere persone di incredibile successo che mi hanno dato consigli importanti che ho messo in pratica e che mi hanno permesso di rimettermi, non solo in piedi, ma arrivare a livelli di libertà economica superiori agli anni del poker. Avevo voglia di condividere sperando di poter essere utile e evitare a qualcuno gli errori che ho fatto io.

Successivamente, ho pubblicato un libro sugli OKRs, un sistema di gestione delle performance aziendali che può essere applicato anche alla vita personale. È un approccio tecnico, ma molto utile per chi vuole organizzarsi meglio e raggiungere i propri obiettivi.
Di recente ho anche scritto un piccolo manuale su ChatGPT, più per divertimento che altro. Amo condividere ciò che imparo e rendere accessibili concetti complessi in modo diretto e trasparente.
In generale, scrivo solo di cose che conosco e se credo di poter essere utile al lettore. Penso che questo si percepisca e abbia contribuito al successo dei libri.
Hai qualche altro libro in cantiere
Non ho ancora iniziato nulla, ma ho da poco abbozzato un’idea per un romanzo ambientato nel mondo del gioco. Sarà qualcosa di diverso dai miei lavori precedenti, e spero di iniziare a scriverlo nelle prossime settimane. Magari, tra qualche mese, potrete leggere una nuova avventura!
Cristiano Blanco: Nessuna comfort zone 5t2k1b
Il tuo motto è sempre "niente comfort zone"? Come stai affrontando questa nuova sfida da CEO?
Assolutamente sì, quel motto è ancora valido. Sono sempre stato una persona curiosa, che ama mettersi alla prova e non si accontenta mai. Questa filosofia mi ha portato oggi a ricoprire il ruolo di amministratore delegato di Hard Rock Casino Netherlands. È una grande sfida, ma la affronto con entusiasmo e determinazione, sapendo che ogni esperienza è un’opportunità di crescita.
Amo confrontarmi con cose che non ho mai fatto, se penso di poterlo fare con un po’ di impegno. Non sono certo il tipo che può fare lo stesso lavoro o ricoprile lo stesso ruolo tutta la vita. E’ proprio per questo che agli inizia della mia carriera da Poker Pro avevo capito che quella era una vita che mi sarebbe potuto andar bene per qualche anno ma che poi avrei dovuto cercare altro. Questo altro su il lavorare dietro una scrivania e iniziare da li una carriera.

Se una grande azienda di poker ti proponesse una sponsorizzazione come giocatore, quali sarebbero le tue condizioni?
Accetterei solo a una condizione: non interferire con il mio ruolo attuale da CEO. Questo lavoro è troppo importante per me e non lo lascerei per nulla al mondo. L’unico punto d’incontro potrebbe essere partecipare ai tornei più importanti solo utilizzando i miei giorni di ferie (una trentina l’anno), più ovviamente i weekend, senza compromettere il mio impegno principale. Secondo me si potrebbe trovare un compromesso. Detto questo, è un’idea interessante... chissà che qualcuno non si faccia avanti!