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Da Paradise Island all'inferno di un campo profughi: l'incubo di un poker pro alla PCA id32

Un paio di settimane fa, grazie al forum di twoplustwo, avevamo appreso della disavventura di tre giocatori americani, di ritorno dalle Bahamas dove avevano giocato la PCA, che erano stati arrestati all'aeroporto di Nassau perchè uno di essi portava con sè 10.175$ in contanti, ovvero 175 dollari in più rispetto al tetto consentito nei voli verso l'estero.

I tre hanno poi raccontato il tutto in un podcast per il blog Crush Live Poker, ma fortunatamente la brutta avventura si era conclusa con la sola perdita del denaro sequestrato.

L'Atlantis Resort di Paradise Island, sede della PCA
L'Atlantis Resort di Paradise Island, sede della PCA

Ma nelle ultime ore è apparsa una nuova storia, da parte di un giocatore che preferisce rimanere nell'anonimato, e che si definisce un ex professionista di tornei online. PCA_Refugee (questo il nickname scelto) racconta un incubo durato circa sei giorni, durante il quale ha provato esperienze che mai avrebbe pensato di dover vivere, men che meno al ritorno di un evento pokeristico immerso nel lusso dei Caraibi.

In sostanza, la persona in questione si era recata alla PCA dopo avere vinto la qualificazione online e portando con sè un amico (entrambi non statunitensi). A fine festival, in preparazione del viaggio di ritorno, decide di dividersi con il suo compagno di viaggio la somma che aveva vinto a un side event: si trattava di meno di 20mila dollari, quindi ciascuno dei due sarebbe potuto are ai controlli senza patemi. Almeno questo era quanto i due speravano, perchè le cose si sono messe presto in maniera molto diversa.

Fermati ugualmente al check-in, si sono ritrovati in uno stanzone nel quale ritrovano moltissimi colleghi poker pro ("non so quanti ne ho riconosciuto, ma erano tantissimi", dice). Tutti erano stati fermati per ulteriori controlli, ma il guaio suo e del suo amico fu una mezza ammissione di avere diviso i soldi per evitare problemi.

I due vengono tratti in arresto e condotti in prigione. PCA_Refugee prova a chiedere l'ammontare della cauzione in modo da poter attendere il giudizio in hotel, ma gli viene impedito di usare i soldi che stava portando con sè per pagare i 6.000$ richiesti, in quanto la somma era sotto sequestro. Non essendo possibile neanche usare la carta di credito, in qualche modo riesce a contattare uno dei pochi amici player ancora presenti sull'isola, facendosi portare i contanti e uscendo così di prigione, insieme all'amico.

Ma il giorno dopo, quando pareva che tutto stesse concludendosi per il meglio limitando i danni (20mila dollari confiscati, 6mila di cauzione e un volo perso), vengono nuovamente fermati mentre si recavano in aeroporto. Problemi con l'ufficio immigrazione, motivo per il quale devono rimanere per qualche giorno, seppure rassicurati: avrebbero infatti potuto evitare la prigione in favore di un "dormitorio" fuori Nassau, in cui avrebbero potuto attendere lo sblocco della pratica. Anche qui sembrava solo un noioso contrattempo, che però si sarebbe rivelato l'autentico incubo di tutta la vicenda.

Il penitenziario panamense di Sona, tratto dalla serie "Prison Break"
Il penitenziario panamense di Sona, tratto dalla serie "Prison Break"

I due vengono portati in una sorta di campo profughi, con tanto di filo spinato ("La cosa che mi ricordava più da vicino era la prigione panamense di "Prison Break"", dice), guardie armate e un paio di centinaia di ospiti: cubani, haitiani, iraniani, cinesi, in una situazione igienico-sanitaria di pauroso degrado tra fogne intasate e ratti che scorrazzano fra i materassi lerci.

In questa sorta di inferno i due trascorrono cinque interminabili giorni, vissuti nel timore di ritorsioni da parte degli aguzzini travestiti da guardie e soprattutto di epidemie. Alla fine, grazie a un SMS inviato alla madre poco prima che gli venisse confiscato il cellulare, e alla di lei tenacia nel cercare di contattare quello strano "ufficio immigrazione", la situazione si sblocca e i due riescono a tornare a casa.

Ancora un frame tratto da "Prison Break"
Ancora un frame tratto da "Prison Break"

"Un'esperienza da cui mi sono ripreso dopo settimane, e per certi versi ce l'ho ancora dentro", racconta l'ex poker pro, sostenendo tuttavia di avere ritrovato fiducia nel genere umano per merito di quegli stessi poveracci, che nonostante la situazione di inappetenza ed estremo bisogno, dividevano con lui un sorso d'acqua potabile o l'unico pacco di biscotti rimasto.

Infine, la parte più amara: l'anonimo ex giocatore, profondamente colpito da quanto vissuto, si era deciso di attivarsi in prima persona per far qualcosa non solo affinchè nulla del genere accada più a nessun giocatore (a tal proposito ha avuto colloqui telefonici anche con rappresentanti di PokerStars), ma soprattutto per aiutare quei poveri individui che si trovano in quelle prigioni disumane, senza diritti e con la dignità violata di continuo. Purtroppo, la realtà con cui si è scontrato è una serie di associazioni inconcludenti, salvo le Nazioni Unite che si sono subito attivate seguendo le sue indicazioni.

Come altre attrazioni turistiche nel mondo, soprattutto in zone non proprio circondate dal benessere come ad esempio diverse parti dell'Asia, del Medio Oriente e anche del Centro-Sud America, anche i Caraibi non sono evidentemente solo paradisi naturali e location di lusso come l'Atlantis Resort, ma nascondono spesso contraddizioni sociali, politiche, e ingiustizie tanto macroscopiche quanto tenute abilmente nascoste al resto del mondo.

Questa storia potrebbe contribuire a gettare un'ombra sul futuro della location per quanto riguarda le prossime tappe della PokerStars Caribbean Adventure, poichè le ultime vicende mettono in discussione elementi di sicurezza che si tenderebbe a considerare come scontati, ma che - in tutta evidenza - non lo sono.

Domenico Gioffrè

Domenico Gioffrè 5q251v

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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