[imagebanner gruppo=pokerstars] Se sperate di far parlare un giocatore come Isaac Haxton seriamente di strategia potreste rimanere delusi per un bel po': in questo caso però lo statunitense fa un'eccezione, spiegando con quale criterio decida di costruire il suo limping range dallo small blind, in particolare in un torneo e naturalmente con stack effettivi di un certo tipo.
Il pro di PokerStars ne parlava nel 2012 - ve l'abbiamo detto che di strategia non discute volentieri - a seguito di una mano giocata all'EPT di Sanremo contro Michael "WatchOutFish" Benvenuti, un regular canadese piuttosto conosciuto nell'ambiente degli MTT. A quel tavolo curiosamente c'era anche Rocco Palumbo, che però in questa occasione è solamente uno spettatore interessato.
In particolare, il tavolo è 6-max, i bui sono a quota 2.000/4.000 ante 500 e lo stack effettivo è quello di Benvenuti, visto che Haxton lo copre abbondantemente: il canadese ha 85.000 fiches, vale a dire 21 big blind. Tutti foldano fino ad Isaac, che sullo small blind ha q q e come detto decide di limpare anziché rilanciare, con Benvenuti che checka dietro, ed è questo il punto centrale.
La mano in sé in questo caso ci interessa relativamente, quello a cui vogliamo rispondere è: perché Isaac Haxton ha deciso di completare con una coppia di donne in questo caso? Come vedremo ha le sue buone ragioni.

Come prima cosa, concentriamoci sullo stack del grande buio, 21 big blind: in teoria, perfetto per 3-bettare all-in in una situazione di blind war con un range molto ampio di mani, che però è crashato da q q . Questo Haxton naturalmente lo sa bene, ma allora perché decide comunque di non rilanciare preflop? Uno dei motivi ce lo spiega Vanessa Selbst.
"E' vero, rilanciare potrebbe essere la scelta migliore in valore assoluto, ma se rilanciamo solo per questa ragione allora non potremo mai avere un range di complete dallo small blind contro un avversario competente, perché finirebbe col non farci vedere mai un flop. In altre parole, se so che completi molto e le uniche mani forti del suo range sono del tipo AQ o AK, sono più che felice di 3-bettare all-in con un sacco di connector unsited o suited one gapper, sapendo che folderai spesso e che anche quando chiami sono comunque al 40% con queste mani".
E naturalmente, Haxton è d'accordo: "E' vero, quando completiamo finiamo all-in preflop con QQ molto meno spesso rispetto a quando openraisiamo - concede - tuttavia, quando completiamo con una grossa coppia come q q puniamo chi 3-betta all-in con mani come 7 5 molto di più di quando lo facciamo con a k , per le ragioni dette da Vanessa". Ed i vantaggi non sono finiti qui.
"Quando checka dietro e noi abbiamo a k spesso il nostro avversario avrà due carte vive e quindi una discreta equity - sottolinea - quando invece abbiamo una mano come q q e lui ha due undercard invece non ha carte vive con cui può superarci sul board. Arrivare inoltre allo showdown mostrando una mano simile per proteggere i miei limp futuri da sue azioni aggressive preflop è un interessante bonus ulteriore, ma comunque non la ragione principale per cui ho deciso di farlo". E come abbiamo appena visto, di buone ragioni non gliene mancavano.