[imagebanner gruppo=pokerstars] Tra i giocatori professionisti che si possono trovare costantemente nei tornei di poker online più importanti, Rino Fusco non figura tra i veterani, avendo cominciato a giocare nel 2010 ed avendone fatto una professione nel 2012: nonostante questo il coach di Pokermagia ha saputo ottenere ottimi risultati, trovando la sua strada sia grazie a buoni maestri che seguendo la sua natura.
"La persona che stimo di più in questo ambiente è Emiliano Conti, ma lui ha un approccio al grinding diverso dal mio, arriva a giocare una trentina di tornei a sessione, quindi nell'orario di punta giocherà su una ventina di tavoli contemporaneamente - mi spiega - io invece gioco solo tornei con buy-in medio alto, quindi avrò un picco massimo di una dozzina di tavoli contemporaneamente, non gioco quelli dove magari avrei un ROI alto ma che economicamente non fanno una differenza enorme".
Meno tavoli e quindi anche meno volume, una decisione maturata considerando due fattori: "Ho uno stile di gioco piuttosto aggressivo, voglio far crescere il mio stack fin da subito, quindi preferisco essere concentrato su meno tavoli. E' un lusso che su .it puoi concederti, sul .com a causa dei field enormi non hai alternative a massare. Io gioco da tre a sei sere a settimana, ma non se sento che non è il caso o non ne ho voglia, preferisco rinunciare a qualcosa a livello economico ma privilegiando la qualità della vita, e comunque guadagnando cifre che mi sarei solo sognato".

Già, perché è vero, oggi anche chi si dedica ai tornei ha un guadagno atteso annuale inferiore al ato, ma comunque rimane importante: "Credo che i migliori giocatori che abbiano un ABI 40 € possano ambire ad un guadagno annuale attorno ai 70.000 €, questo senza considerare l'eventualità di riuscire a 'shottare' qualche evento importante come un Main Event SCOOP o simili". Naturalmente, come al solito, varianza permettendo.
Visto che i guadagni sulle poker room italiane ancora lo soddisfano, Rino non crede che nell'immediato futuro andrà a giocare tornei su piattaforme.com, anche perché questo significherebbe affrontare un problema che preferisce evitare: "Anche se il bankroll potrebbe sostenermi, non mi sento pronto mentalmente ad affrontare certi downswing, sarebbe uno stile di vita per me non ideale".
Del resto, anche molti giocatori italiani, pur vincenti, che hanno affrontato questo delicato aggio hanno incontrato queste difficoltà, che Fusco ipotizza possano dipendere da un paio di ragioni: "Non posso permettermi di giudicare gli altri, visto che è un o che io non ho fatto - premette - forse a volte si crede troppo in se stessi, o magari su .it si è sempre stati abituati a vincere e così mentalmente diventa una situazione difficile da sostenere". In più, ovviamente, c'è il discorso del bankroll.
"Io sono conservativo, ma se dovessi giocare ad un ABI anche di 30 dollari, non vorrei avere un bankroll inferiore ai 60.000 dollari, da destinare solo al poker - sottolinea - possono sembrare molti, ma non è così raro swingare anche 400 buy-in, e se succede cosa fai? In una situazione del genere, non vorrei veder crollare le mie certezze a causa di un bankroll risicato".
A prescindere da dove si giochi, in ogni caso, per il coach di Pokermagia l'aspetto mentale è tutto per un professionista, ancora più importante di quello squisitamente tecnico: "Fare il giocatore può essere estremamente stressante. Quando vinci perché vuoi continuare a farlo, quando perdi perché ti assalgono i dubbi, ed a volte far capire questo alle persone che ti circondano non è facile - premette - magari i tuoi amici ti chiedono di uscire e tu rifiuti perché vuoi recuperare il mese, ma è difficile per loro capirlo davvero, visto che in teoria tu sei quello benestante, che potrebbe uscire ogni sera se volesse, ma non si possono biasimare per questo".

Proprio per questa ragione, a suo avviso avere uno spirito positivo diventa essenziale: "Non sopporto che i miei coachati si lamentino per gli scoppi subiti o cose del genere, chi ha scelto questa strada non può whinare per dei colpi persi al 70%, è una mentalità che a me non va giù perché chi la abbraccia rischia di arrendersi, di pensare che la run sia più forte di lui - afferma - non mi piace che qualcuno si senta il più sfortunato di tutti, perché tanto capiteranno dei periodi in cui tutti ci sentiremo quella persona. Con costanza e il giusto volume, resto convinto che i risultati arrivino".
E questa, come coach, è una delle prime cose che cerca di trasmettere: "E' necessario avere uno stile di gioco propositivo, non ivo. Inizialmente ci si concentra sull'importanza dello stack management per dare delle buone basi, a non buttare via fiches in modo sconsiderato, che è quello che accadrebbe se un giocatore inesperto iniziasse ad aggredire il tavolo a bui 40. Poi in seguito si può are a concetti più avanzati, come difendere con un range più ampio il grande buio o floatare anche fuori posizione contro determinati giocatori".
Talento che lui prova a definire così: "Ci sono giocatori che hanno grossi spunti intuitivi, sanno cosa fare nel momento opportuno, in Italia giocatori come ad esempio Luigi Curcio, Antonio Bernaudo e Mario Carrascon vincono perché oltre ad essere forti hanno anche quel genere di talento".